Avevamo appena individuato il posto giusto dove piantare la tenda, un decisone che a volte può sembrare banale, ma sempre importante a fine giornata. Sembrava perfetto quel pezzetto di terra scura non coltivato a circa 8 chilometri da Argana, quando improvvisamente un signore che tornava a casa in compagnia del suo asino, ci fa cenno di andargli dietro. Nessuna parola, solo qualche gesto.
C’è sempre poco tempo per prendere le decisioni in un viaggio Altripiani, quindi senza esitare, decidiamo di rimettere lo zaino in spalla e seguire l’uomo.

C’è voluta un’altra ora di cammino prima di raggiungere il villaggio.
Un continuo sali e scendi percorso alla luce dell’imbrunire, scandito dal ritmato degli zoccoli dell’asino che Mhtar, senza perdersi d’animo, ha per tutto il tempo incitato ad andare avanti “Sir, sir!” (in berbero “Avanti, avanti!”, per l’appunto).
Mi viene offerto di appoggiare lo zaino sulla schiena dell’animale, ma subito rifiuto, ringraziando con prontezza ritenendo che i chili di porfido che trasporta siano già abbastanza.

A casa ci accolgono la moglie Naima e l’ultima figlia ancora in casa Khadija, che al momento sorprese, ma divertite per la novità improvvisa, ci aprono una stanza che sarà poi la nostra per la notte.
Un bella casa, pulita e ordinata – capiremo più avanti, vedendone altre nel corso del viaggio, che sono una famiglia benestante e probabilmente questo ha influito al buon mantenimento della loro abitazione.
Nonostante la relativa semplicità architettonica di base (quattro lunghe stanze rettangolari a formare un quadrato con una corte interna), ogni costruzione berbera è unica. Le case berbere hanno in comune una propensione al mimetismo, a tal punto che talvolta è difficile scorgerle da lontano. Il paesaggio che le circonda, infatti, le rende completamente mimetizzate.
In questa casa l’elemento che più ci attrae è sicuramente l’albero di arance posto in mezzo al cortile, l’albero della vita che fornisce buonissime arance grandi e succose.

Facciamo una specie di aperitivo di benvenuto attorno ad un tavolino rotondo e basso con del tè e dolcetti fatti in casa. A seguire procediamo con la cena a base di miele, olio di Argana, burro e pane, un vero e proprio banchetto in nostro onore. Ma quando pensiamo sia finita, ecco l’immancabile tajine servita in un piatto unico condiviso da tutti i commensali e consumata senza l’uso di posate.
Iniziamo ad apprendere la tecnica per mangiare la tajine da marocchini doc dimenticandoci di forchetta e coltello.
Consumata la cena, ci sdraiamo tutti su dei tappeti di paglia nella corte interna della casa e ci godiamo la brezza serale dopo una lunga e calda giornata.
Difficile capirsi veramente nei discorsi che si provano a instaurare, ma è tra una risata e l’altra che Khadija, trent’anni circa (i berberi non danno importanza all’età) mi regala un braccialetto; credo che questo significhi che siamo diventate amiche!

Al risveglio una luce pazzesca illumina i campi di un verde acceso, che stacca da tutto quel rosso-ocra-marrone.
Durante la colazione, Khadija mi chiede timidamente se possiamo inviarle le foto di questo nostro incontro, allora insisto per farmi scrivere l’indirizzo di casa sul mio taccuino, ma sia lei che sua madre continuano a rifiutare. La cosa mi confonde non poco e credo non abbiano capito cosa gli ho chiesto di fare, allora cerco di spiegarmi meglio. Ancora niente da fare. Con tanto stupore, scopro così che sono entrambe analfabete, tra tutte le ipotesi che ho fatto, questa era la più remota.
Tuttavia, il loro analfabetismo non ha influito in alcun modo sul piacevole tempo che abbiamo passato insieme e quando è arrivato il momento di proseguire per la nostra strada, il dispiacere sta nel cuore di tutti.
Prima di ripartire l’intera famiglia ci mostra con orgoglio la loro terza casa in fase di costruzione, l’asino, le due pecore, la mucca e i conigli.

Mhtar è un buon padre e sa di aver fatto un regalo a noi, ma anche e soprattutto a sua figlia, che ha passato una bella serata in compagnia di nuovi giovani amici.
Salutiamo le donne e i vicini di casa, mentre Mhtar ci accompagna un pezzo per indirizzarci alla retta via. Il paesaggio è mozzafiato, i colori sono brillanti, la luce già calda della prima mattina rende tutto più dolce.

Siamo felici e riposati, pronti a camminare curiosi verso nuovi orizzonti.

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